Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

sabato 24 novembre 2012

Canto Quinto (La morte meditata) di Giuseppe Ungaretti

Eugene Assetaz De Bouteyre*The sleeping flower girl
1932
Hai chiuso gli occhi
Nasce una notte
Piena di finte buche,
Di suoni morti
Come di sugheri
Di reti calate nell'acqua.
Le tue mani si fanno come un soffio
D'inviolabili lontananze,
Inafferrabili come le idee,
E l'equivoco della luna
E il dondolio, dolcissimi,
Se vuoi posarmele sugli occhi,
Toccano l'anima.
Sei la donna che passa
Come una foglia.
E lasci agli alberi un fuoco d'autunno.

4 commenti:

Rose ha detto...

Un finissimo merletto di parole.

E caspita, come ci sta bene la ragazza addormentata. Complimenti, Francesca.

Nebbia anche qui. Dalle mie parti è rara, per cui quando sopraggiunge mi piace uscire. Mi piacciono l'odore, il colore, la consistenza della nebbia, e contro l'umidità mi vesto bene bene, come un fagotto, e così mi godo il cammminare.

Buona serata nebbiosa.

annamaria ha detto...

Sto vivendo personalmente la morte,
il babbo ci ha lasciato e ho in me tantissima tristezza.
Il poeta è veramente grande....
complimenti per averla scelta.
"poesiainsmalto"

Francesca Vicedomini ha detto...

Anch'io amo molto camminare in mezzo alla nebbia. Un giorno sono uscita e mi sono fermata in fondo al parco e, a una conoscente che passava e mi chiedeva che facessi, ho risposto: "Mi prendo la nebbia"

Francesca Vicedomini ha detto...

Annamaria carissima, vedo ora il tuo commento. Ci sono passata anch'io sai e con entrambi i genitori. Non ci sono parole. Si è tristi e basta. Un abbraccio!!!