Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

martedì 16 luglio 2013

Ore sole di Aldo Palazzeschi

Tom Wesselmann*1964
Dal tetto cadon giù
un dopo l’altra
l’ore,
le lascia giù cadere
l’orologio a martello!
in colpi secchi
uguali
tutte sul mio cervello.
E ognuno di quei colpi
m’è come una puntura,
come se mi strappassero un capello.
Ore sole come solo pane
per oggi e per dimane
e per tutti i giorni di tutte le settimane.
Mattutine, vespertine,
popolate da campane
vicine e lontane.
Ore del sole
che non ridete a chi v’aspetta sole.
Ore grigie, ore nere,
silenzio delle campane
vicine e lontane.
Vien da qui presso
spampanato il coro
dell’antico convento delle Nazarene,
sfogano in coro le loro pene
a tutte le ore
(e lo spampana il vento)
anche per esse l’ore son sole.
« Al cielo, al cielo l’ore son sole…
la gloria o Signor!»
Ore della notte, ore del sole,
eguali tutte
che non ridete a chi v’aspetta sole,
Ore sole come solo pane
per oggi e per dimane
e per tutti i giorni di tutte le settimane.

2 commenti:

Rose ha detto...

L'è bellina, Palazzeschi. Quelle orette che si staccano dalle lancette e stanno lì come briciole di pane sono proprio deliziose.

Un abbraccio caliente ma non troppo.

E ciao, Vincenzo che hai scritto tante cose piacevoli.

Francesca Vicedomini ha detto...

Ciao Vincenzo anche da parte mia, i poeti che se ne vanno lasciano povera l'umanità...