Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

sabato 20 luglio 2013

Se lamentar augelli di Francesco Petrarca

Joseph Edward Southall*Beauty Seeing the Image of her Home in the Fountain*1898
Se lamentar augelli, o verdi fronde
mover soavemente a l’aura estiva,
o roco mormorar di lucide onde
s’ode d’una fiorita et fresca riva,
   là ’v ’io seggia d’amor pensosto et scriva;
lei che ’l ciel ne mostrò, terra n’asconde,
veggio et odo et intendo ch’anchor viva
di sí lontano a’ sospir’ miei risponde:
   “Deh, perché inanzi ’l tempo ti consume?
- mi dice con pietate – a che pur versi
degli occhi tristi un doloroso fiume?
   Di me non pianger tu, ché’ miei dí fersi,
morendo, eterni, et ne l’interno lume,
quando mostrai de chiuder, gli occhi apersi.”
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DE RERUM VULGARIUM FRAGMENTA

2 commenti:

Rose ha detto...

Certo che s'era preso una cotta colossale... povero Francesco, gli resta la consolazione d'essere stato imitato, musicato, ricordato... tanti cuori altrettanto amorosi, sensibili e non corrisposti hanno avuto molto meno di lui!

Non caldissimo: continuano gli "zefiri sereni",

Buonanotte sabatina e buon mattino domenicale!

Francesca Vicedomini ha detto...

Bè, se si chiamavano Petrarca e scrivevano come lui...

Caldo, oggi piccola pioggia, come arrivava sulla pelle era già asciutta...