Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

lunedì 25 marzo 2013

Pasqua armena di Vittoria Aganoor

Marianne Stokes
Non fu di fiele abbeverato? Il petto
non gli squarciò l'ignobile scherano?
Non fu percosso, irriso, e un'empia mano
non lo inchiodò sul legno maledetto?
Pur, quale mai più glorioso e forte
risorgere, se ancor tuona la voce
dell'Osanna, e dovunque apre una croce
le braccia, dall'idea vinta é la morte?
Armenia, ed anche a te squarciato il seno
vedo dai nuovi farisei. Raccolto
hanno il fango a scagliartelo sul volto;
per dissetarti apprestano il veleno.
Ma se l'insazïata orda ferina
sulle tue membra flagellate e grame
oggi rinnova la tortura infame
del Golgota, la tua Pasqua è vicina.

2 commenti:

Rose ha detto...

Altre vittime, altro dolore.
In certi casi risorgere diventa un obbligo.

Bellissimi i bambini con le icone.

Soffiamo, soffiamo per respingere l'inverno, ma Thor è più forte e ci raggela... ¡ay, qué frio!

Marte alle porte: buon marte.

Francesca Vicedomini ha detto...

..e stamattina ha il coraggio di nevicare..anche se non attacca. Buon martedì...