Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

giovedì 27 novembre 2008

L'annegato di Jacques Prevert

Rodriguez Correidoira/Vedove del mareDurante un tempo dato
ritrovato
dimenticato
Parlava della sua morte
e ne parlava come se niente fosse
E poi dopo la dimenticava
E poi davanti nello stesso tempo
essa ritornava
Egli non la trovava cattiva
un gusto d'altri tempi
un gusto d'un dato tempo
Nondimeno
era la morte a venire
andava e veniva
partendo e ritornando
contemporaneamente alla vita
Chi era quella persona
già insediata là come a casa sua
in lui
e forse leggiadra
Forse molto semplicemente era
la vita truccata per un tempo dato
dato chissà dove da chissà che per chissà chi
Era forse anche la notte bella come il giorno
era forse certamente il giorno bello come la notte
era già forse l'avvenire già finito
era ancora forse tutto il mondo travestito per i rari giorni di festa di questo mondo che si
dimentica
Per l'annegato la morte è il mare
E per il mare l'annegato è forse un po' della sua vita
Ma
se domandate all'annegato cosa pensa del mare
Se gli domandate il suo parere
sulla vita della morte e l'amore della vita
sulla morte della vita
sulla vita dell'amore
la più leggera schiuma delle onde di questo mare
del più lontano dei suoi nuovi e così vecchi fiumi
sorride senza rispondervi
senza rispondere per lui
senza rispondere di lui.

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