Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

venerdì 17 gennaio 2014

Semplicità di Cesare Pavese

Leon Perrault
L'uomo solo - che è stato in prigione - ritorna in
prigione
ogni volta che morde in un pezzo di pane.
In prigione sognava le lepri che fuggono
sul terriccio invernale. Nella nebbia d'inverno
l'uomo vive tra muri di strade, bevendo
acqua fredda e mordendo in un pezzo di pane.
Uno crede che dopo rinasca la vita,
che il respiro si calmi, che ritorni l'inverno
con l'odore del vino nella calda osteria
e il buon fuoco, la stalla, e le cene. Uno crede,
fin che è dentro, uno crede. Si esce fuori una sera,
e le lepri le han prese e le mangiano al caldo
gli altri allegri. Bisogna guardarli dai vetri.

L'uomo solo osa entrare per bere un bicchiere
quando proprio si gela, e contempla il suo vino:
il colore fumoso, il sapore pesante.
Morde il pezzo di pane, che sapeva di lepre
in prigione, ma adesso non sa più di pane
né di nulla. E anche il vino non sa che di nebbia.
L'uomo solo ripensa a quei campi, contento
di saperli già arati. Nella sala deserta
sottovoce si prova a cantare. Rivede
lungo l'argine il ciuffo di rovi spogliati
che in agosto fu verde. Dà un fischio alla cagna.
E compare la lepre e non hanno più freddo.

5 commenti:

Rose ha detto...

Ma che bella. Ma che bello che non abbiano più freddo,l'uomo e la sua cagna... mi ha rincuorato.

Buona sabato; venerdì umido e freddo come conviene a gennaio.






Velvet ha detto...


Questa bella poesia di Cesare Pavese
La consiglio di ascoltarla
dalla voce cosi struggente
di Leo Ferre

Leo Ferré - L'uomo solo



Francesca Vicedomini ha detto...

Era solo un povero sogno, poverino...bon dimanche...

Rose ha detto...

Ringrazio molto Velvet del suggerimento.

Francesca Vicedomini ha detto...

Ringrazio Velvet anch'io, non mancherò di ascoltarlo!