Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

giovedì 14 marzo 2013

Una sera di marzo di Alfonso Gatto

Serge Ivanoff
Fu in quel tempo di marzo che nel cielo
guardando alla città di sera, al volo
delle sue prime rondini, più solo
mi vidi, ma con tutti. Come a un gelo

dischiuso dal tepore, gli occhi fissi
all’accadere di quel mutamento,
ricordavo nel vivere che vissi.
E distratto così nel farmi intento

al mio segreto sorgere dal nulla,
trovavo nella voce le parole
da raggiungere, padre, madre, culla,
la terra che s’illumina nel sole.

Nel cielo di Milano d'agro e d'oro
nella sera di marzo, per l'oriente
affacciata a guardare era la gente
della mia voce e del mio volto, coro

di povertà che invoca dalle cose
il suo nome perpetuo. Non rispose
l'azzurro che vedevo farsi oscuro
presentimento, non rispose il muro.

(La storia delle vittime*1962-1965)

2 commenti:

Rose ha detto...

Mi sembra forte la nostalgia della sua terra, dei suoi affetti, un sentimento che forse Milano non ha saputo accogliere.

Vi stringo in un abbraccio.

Buon soba!

Francesca Vicedomini ha detto...

E buon fine settimana, l'ultimo dell'inverno anche se lo promettono freddo!