Celtic Christmas |
Nei negozi c’è fango, e ressa.
Per un barattolo di chalvà al caffè
di assediare botteghe son capaci,
avvolte nei pacchetti, intere folle;
ognuno per se stesso Re e cammello.
Con sporte, reti, cartocci, cestini, e colbacchi, cravatte di traverso.
Odor di vodka, di merluzzo e pino,
di mandarini, di cannella e mele.
Caos di visi, nel turbine di neve
non si vede il sentiero per Betlemme.
E, portatori di modesti doni,
sfondando porte, saltano sugli autobus,
nelle fosse dei cortili scompaiono,
anche sapendo che la grotta è vuota:
non c’è la Donna aureolata di luce.
Vuoto. Ma all’improvviso a quest’idea viene una luce non si sa da dove.
Erode regna, ma più forza ha,
più vero e inevitabile è il miracolo.
La costanza di quest’affinità è il meccanismo base del Natale.
Per questo dappertutto si fa
festa, per il Suo avvento, unendo tanti tavoli.
Se non c’è ancora nessuna richiesta di una stella, la buona volontà
nelle genti si vede di lontano, i pastori riaccendono il falò.
La neve cade; non mandano i camini fumo,
ma squilli. Ogni viso è una macchia.
Beve Erode. Nascondono i bambini le donne. Chi verrà non può saperlo nessuno:
noi non conosciamo i segni,
potrebbe il cuore non più riconoscerlo.
Ma se, nel giro d’aria della porta,
una figura, fazzoletto in capo, compare dalla
nebbia della notte, senti senza vergogna il Nuovo Nato in te.
2 commenti:
Un papà
In questa notte diversa, magica il mio pensiero va a Giuseppe, il papà di Gesù, quello che lo ha accettato, cullato, baciato e scaldato senza fare domande; ha amato "solo per amore" ed è la la cosa più grande del mondo.
I papà amano diversamente di quell'amore spiegabilissimo e denso, immenso.
Al papà basta una carezza, sia essa data o ricevuta, basta una carezza.
Gujil
Non ci sono dubbi sull'amore del papà. Il mio mi adorava e ancora lo rimpiango. Buon Natale
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