Bill Medcalf♣Winter wonderland♣1950 |
CANTO PRIMO
I
A Caprona, una sera di febbraio, gente veniva, ed era già per l'erta, veniva su da Cincinnati, Ohio.
La
strada, con quel tempo, era deserta.
La
Ghita e Beppe di Taddeo lì sottoPioveva, prima adagio, ora a dirotto, tamburellando su l'ombrella aperta. erano, sotto la cerata ombrella del padre: una ragazza, un giovinotto. E c'era anche una bimba malatella, in collo a Beppe, e di su la sua spalla mesceva giù le bionde lunghe anella. Figlia d'un altro figlio, era una talla del ceppo vecchio nata là: Maria: d'ott'anni: aveva il peso d'una galla. Ai ritornanti per la lunga via, già vicini all'antico focolare, la lor chiesa sonò l'Avemaria. Erano stanchi! avean passato il mare! Appena appena tra la pioggia e il vento l'udiron essi or sì or no sonare. Maria cullata dall'andar su lento sembrava quasi abbandonarsi al sonno, sotto l'ombrella. Fradicio e contento veniva piano dietro tutti il nonno.
II
Salivano,
ora tutti dietro il nonno,
la scala rotta. Il vecchio Lupo in basso non abbaiò; scodinzolò tra il sonno.
E tentennò
sotto il lor piede il sasso
davanti l'uscio. C'era sempre stato presso la soglia, per aiuto al passo.
E l'uscio,
come sempre, era accallato.
Lì dentro, buio come a chiuder gli occhi. Ed era buia la cucina allato.
La
mamma? Forse scesa per due ciocchi...
forse in capanna a mòlgere... No, era al focolare sopra i due ginocchi.
Avea
pulito greppia e rastrelliera;
ora, accendeva... Udì sonare fioco: era in ginocchio, disse la preghiera.
Appariva
nel buio a poco a poco.
«Mamma, perché non v'accendete il lume? Mamma, perché non v'accendete il fuoco?»
«Gesù!
che ho fatto tardi col rosume...»
E negli stecchi ella soffiò, mezzo arsi; e le sue rughe apparvero al barlume.
E raccattava,
senza ancor voltarsi,
tutta sgomenta, avanti a sé, la mamma, brocche, fuscelli, canapugli, sparsi
sul
focolare. E si levò la fiamma.
III
E i
figli la rividero alla fiamma
del focolare, curva, sfatta, smunta. «Ma siete trista! siete trista, o mamma!»
Ed
accostando agli occhi, essa, la punta
del pannelletto, con un fil di voce: «E il Cecco è fiero? E come va l'Assunta?»
«Ma
voi! Ma voi!» «Là là, con la mia croce».
I muri grezzi apparvero col banco vecchio e la vecchia tavola di noce.
Di
nuovo, un moro, con non altro bianco
che gli occhi e i denti, era incollato al muro, la lenza a spalla ed una mano al fianco:
roba
di là. Tutto era vecchio, scuro.
S'udiva il soffio delle vacche, e il sito della capanna empiva l'abituro.
Beppe
sedé col capo indolenzito
tra le due mani. La bambina bionda ora ammiccava qua e là col dito.
Parlava,
e la sua nonna, tremebonda,
stava a sentire e poi dicea: «Non pare un luì quando canta tra la fronda?»
Parlava
la sua lingua d'oltremare:
«... a chicken-house» «un piccolo luì...» «... for mice and rats» «che goda a cinguettare,
zi
zi» «Bad country, Ioe, your Italy!»
IV
Italy,
penso, se la prese a male.
Maria, la notte (era la Candelora), sentì dei tonfi come per le scale...
tre
quattro carri rotolarono... Ora
vedea, la bimba, ciò che n'era scorso! the snow! la neve, a cui splendea l'aurora.
Un
gran lenzuolo ricopriva il torso
dell'Omo-morto. Nel silenzio intorno parea che singhiozzasse il Rio dell'Orso.
Parea
che un carro, allo sbianchir del giorno,
ridiscendesse l'erta con un lazzo cigolìo. Non un carro, era uno storno,
uno
stornello in cima del Palazzo
abbandonato, che credea che fosse marzo, e strideva: marzo, un sole e un guazzo!
Maria
guardava. Due rosette rosse
aveva, aveva lagrime lontane negli occhi, un colpo ad or ad or di tosse.
La
nonna intanto ripetea: «Stamane
fa freddo!» Un bianco borracciol consunto mettea sul desco ed affettava il pane.
Pane
di casa e latte appena munto.
Dicea: «Bambina, state al fuoco: nieva! nieva!» E qui Beppe soggiungea compunto:
«Poor
Molly! qui non trovi il pai con fleva!»
V
Oh!
no: non c'era lì né pie né flavour
né tutto il resto. Ruppe in un gran pianto: «Ioe, what means nieva? Never? Never? Never?»
Oh!
no: starebbe in Italy sin tanto
ch'ella guarisse: one month or two, poor Molly! E Ioe godrebbe questo po' di scianto!
Mugliava
il vento che scendea dai colli
bianchi di neve. Ella mangiò, poi muta fissò la fiamma con gli occhioni molli.
Venne,
sapendo della lor venuta,
gente, e qualcosa rispondeva a tutti Ioe, grave: «Oh yes, è fiero... vi saluta...
molti
bisini, oh yes... No, tiene un frutti-
stendo... Oh yes, vende checche, candi, scrima... Conta moneta: può campar coi frutti...
Il
baschetto non rende come prima...
Yes, un salone, che ci ha tanti bordi... Yes, l'ho rivisto nel pigliar la stima...»
Il
tramontano discendea con sordi
brontoli. Ognuno si godeva i cari ricordi, cari ma perché ricordi:
quando
sbarcati dagli ignoti mari
scorrean le terre ignote con un grido straniero in bocca, a guadagnar danari
per
farsi un campo, per rifarsi un nido...
VI
Un
campettino da vangare, un nido
da riposare: riposare, e ancora gettare in sogno quel lontano grido:
Will
you buy... per Chicago e Baltimora,
buy images... per Troy, Memphis, Atlanta, con una voce che te stesso accora:
cheap!...
nella notte, solo in mezzo a tanta
gente; cheap! cheap! tra un urlerìo che opprime; cheap!... Finalmente un altro odi, che canta...
Tu
non sai come, intorno a te le cime
sono dell'Alpi, in cui si arrossa il cielo: chi canta, è il gallo sopra il tuo concime.
«La
mi' Mèrica! Quando entra quel gelo,
ch'uno ritrova quella stufa roggia per il gran coke, e si rià, poor fellow!
O va
per via, battuto dalla pioggia.
Trova un farm. You want buy? Mostra il baschetto. Un uomo compra tutto. Anche, l'alloggia!»
Diceva
alcuno; ed assentiano al detto
gli altri seduti entro la casa nera, più nera sotto il bianco orlo del tetto.
Uno
guardò la piccola straniera,
prima non vista, muta, che tossì. «You like this country...» Ella negò severa:
«Oh
no! Bad Italy! Bad Italy!»
VII
Italy
allora s'adirò davvero!
Piovve; e la pioggia cancellò dal tetto quel po' di bianco, e fece tutto nero.
Il
cielo, parve che si fosse stretto,
e rovesciava acquate sopra acquate! O ferraietto, corto e maledetto!
Ghita
diceva: «Mamma, a che filate?
Nessuna fila in Mèrica. Son usi d'una volta, del tempo delle fate.
Oh
yes! filare! Assai mi ci confusi
da bimba. Or c'è la macchina che scocca d'un frullo solo centomila fusi.
Oh
yes! Ben altro che la vostra rócca!
E fila unito. E duole poi la vita e ci si sente prosciugar la bocca!»
La
mamma allora con le magre dita
le sue gugliate traea giù più rare, perché ciascuna fosse bella unita.
Vedea
le fate, le vedea scoccare
fusi a migliaia, e s'indugiava a lungo nel suo cantuccio presso il focolare.
Diceva:
«Andate a letto, io vi raggiungo».
Vedea le mille fate nelle grotte illuminate. A lei faceva il fungo
la
lucernina nell'oscura notte.
VIII
Pioveva
sempre. Forse uscian, la notte,
le stelle, un poco, ad ascoltar per tutto gemer le doccie e ciangottar le grotte.
Un
poco, appena. Dopo, era più brutto:
piovea più forte dopo la quiete. O ferraiuzzo, piccolino e putto!
Ghita
diceva: «Madre, a che tessete?
Là può comprare, a pochi cents, chi vuole, cambrì, percalli, lustri come sete.
E poi
la vita dite che vi duole!
C'è dei telari in Mèrica, in cui vanno ogni minuto centomila spole.
E ce
n'ha mille ogni città, che fanno
ciascuno tanta tela in uno scatto, quanta voi non ne fate in capo all'anno».
Dicea
la mamma: «Il braccio ch'io ricatto
bel bello, vuole diventar rotello. O figlia, più non è da fare, il fatto».
E tendeva
col subbio e col subbiello
altre fila. La bimba, lì, da un canto, mettea nello spoletto altro cannello.
Stava
lì buona come ad un incanto,
in quel celliere della vòlta bassa, Molly, e tossiva un poco, ma soltanto
tra
il rumore dei licci e della cassa.
IX
Tra
il rumore dei licci e della cassa
tossiva, che la nonna non sentisse. La nonna spesso le dicea: «Ti passa?»
«Yes»,
rispondeva. Un giorno poi le disse:
«Non venir qui!» Ma ella ci veniva, e stava lì con le pupille fisse.
Godeva
di guardare la giuliva
danza dei licci, e di tenere in mano la navicella lucida d'oliva.
Stava
lì buona a' piedi d'un soppiano;
girava l'aspo, riempìa cannelli, e poi tossiva dentro sé pian piano.
Un
giorno che veniva acqua a ruscelli,
fissò la nonna e chiese: «Die?» La nonna le carezzava i morbidi capelli.
La
bimba allora piano per la gonna
le salì, le si stese sui ginocchi: «Die?» «E che t'ho a dir io povera donna?»
La
bimba allora chiuse un poco gli occhi:
«Die! Die!» La nonna sussurrò: «Dormire?» «No! No!» La bimba chiuse anche più gli occhi,
s'abbandonò
per più che non dormire,
piegò le mani sopra il petto: «Die! Die! Die!» La nonna balbettò: «Morire!»
«Oh
yes! Molly morire in Italy!»
(Primi Poemetti)
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