Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

domenica 2 dicembre 2012

Timor di me? di Pier Paolo Pasolini

Oh, un terribile timore;
La lietezza esplode
Contro quei vetri al buio
Ma tale lietezza, che ti fa cantare in voce
È un ritorno dalla morte: e chi può mai ridere -
Dietro, sotto il riquadro del cielo annerito
Riapparizione ctonia!
Non scherzo: chè tu hai esperienza
Di un luogo che non ho mai esplorato, UN VUOTO
NEL COSMO
È vero che la mia terra è piccola
Ma ho sempre affabulato sui luoghi inesplorati
Con una certa lietezza, quasicchè non fosse vero
Ma tu ci sei, qui, in voce
La luna è risorta;
le acque scorrono;
il mondo non sa di essere nuovo e la sua nuova giornata
finisce contro gli alti cornicioni e il nero del cielo
Chi c’è, in quel VUOTO DEL COSMO,
che tu porti nei tuoi desideri e conosci?
C’è il padre, sì, lui!
Tu credi che io lo conosca? Oh, come ti sbagli;
come ingenuamente dai per certo ciò che non lo è affatto;
fondi tutto il discorso, ripreso qui, cantando,
su questa presunzione che per te è umile
e non sai invece quanto sia superba
essa porta in sé i segni della volontà mortale della maggioranza -
L’occhio ilare di me mai disceso agli Inferi,
ombra infernale vagolante
nasconde
E tu ci caschi
Tu conosci di ciò che è realtà solo quell’Uomo Adulto
Ossia ciò che si deve conoscere;
lei, la Donna Adulta, stia all’Inferno
o nell’Ombra che precede la vita
e di là operi pure i suoi malefizi, i suoi incantesimi;
odiala, odiala, odiala;
e se tu canti e nessuno ti sente, sorridi
semplicemente perché, per ora, intanto, sei vittoriosa -
in voce come una giovane figlia avida
che però ha sperimentato dolcezza;
Parigi calca dietro alle tue spalle un cielo basso
Con la trama dei rami neri; ormai classici;
questa è la storia -
Tu sorridi al Padre -
Quella persona di cui non ho alcuna informazione,
che ho frequentato in un sogno che evidentemente non ricordo -
strano, è da quel mostro di autorità
che proviene anche la dolcezza
se non altro come rassegnazione e breve vittoria;
accidenti, come l’ho ignorato;
così ignorato da non saperne niente -
cosa fare?
Tu doni,spargi doni, hai bisogno di donare,
ma il tuo dono te l’ha dato Lui, come tutto;
ed è Nulla il dono di Nessuno;
io fingo di ricevere;
ti ringrazio, sinceramente grato;
Ma il debole sorriso sfuggente
non è di timidezza;
è lo sgomento, più terribile, ben più terribile
di avere un corpo separato, nei regni dell’essere -
se è una colpa
se non è che un incidente: ma al posto dell’Altro
per me c’è un vuoto nel cosmo
un vuoto nel cosmo
e da là tu canti.
(Poesie dedicate da Pier Paolo Pasolini a Maria Callas)
Da “La città santa” (Trasumanar e organizzar)
MARIA CALLAS 2 Dicembre 1923-16 Settembre 1977

2 commenti:

Rose ha detto...

Una forza, tanto lei quanto lui.

E quanto è bella Callas in quel ritratto.

Buon Attila, allora (si fa per dire...)! :S

Francesca Vicedomini ha detto...

Confesso che non esco di casa senza averla sentita, datemi pure della pazza....e si riciccia...