Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

sabato 4 febbraio 2012

Canzona degl'innestatori di Lorenzo De Medici

Jean Marc Nattier*1739
Donne, noi siam maestri d’innestare;
in ogni modo lo sappiam ben fare.
Se volete imparar questa nostr’arte,
noi ve la mostreremo a parte a parte,
e’ non bisogna molti studi o carte:
le cose naturali ognun sa fare.
L’arbor che innesti fa’ sia giovinetto,
tenero, lungo, sanza nodi, schietto;
dilicato di buccia, bello e netto,
quando comincia a muovere e gittare.
Segalo poi e fa’ pel mezzo un fesso:
la marza in ordin sia un terzo o presso;
stretto quanto tu pòi ve lo arai messo,
purché la buccia non facci scoppiare.
Così quanto si può dentro si pigne,
con un buon salcio poi si lega e cigne,
e l’una buccia con l’altra si strigne,
così gli umor’ si posson mescolare.
Sanza fender ancor fassi e s’appicca:
con man la buccia gentilmente spicca
senza intaccarla, e poi la marza ficca;
tra buccia e buccia strigni e lascia fare.
Per quando piove molto ben si fascia;
così fasciato, qualche dì si lascia:
chi lo sfasciassi allora e’ non c’è grascia,
che non facessi la marza sdegnare.
Chi vuol buon olio ancor gli ulivi innesti;
e mele e fichi fansi grossi e presti:
veggo che ’l modo intender voi vorresti;
ma voi il sapete, e fateci parlare.
Di questo modo si fa grande stima:
togli un tondo cotal forato in cima,
un ferro da stampare, e spicca prima
la buccia intorno dove l’occhio appare.
Spicco quell’occhio e presto lo conduco,
ov’io ho preparato prima un buco,
che men d’un grosso un po’ la buccia sdruco;
mettivel drento: e’ suol rammarginare.
Convien con diligenzia ivi si metta:
guasta ogni cosa spesso chi fa in fretta;
rïesce meglio chi ’l suo tempo aspetta;
quando ’gli è in succhio e dolce, è miglior fare.
Noi crediamo oramai che voi sappiate
l’innestare a bucciuolo e quel del frate,
che ne fa tutto l’anno verno e state:
puossi ogni pianta, e pèsche anche innestare.
L’arbor, ch’è prima salvatico e strano,
innestandol si fa di mano in mano
più bello e più gentil, né viene invano,
ma vedete be’ frutti che suol fare.
Donne, noi v’invitiamo a innestar tutte,
se non piove e se van le cose asciutte;
e, se volete pèsche od altre frutte,
noi siamo in punto e ve ne possiam dare.
(Canti Carnacialeschi*XV secolo)

2 commenti:

Francesca Vicedomini ha detto...

...e poi dicono che siamo noi quelli che hanno liberato i tabù sessuali.
Che sfacciati!
Buon Carnevale!

Rose ha detto...

In effetti! :D Però c'è una verve tutta toscana nelle allusioni, che rende la composizione godibile e non pesante.

Non so quanti gradi siano, sotto lo zero, ma so che è un freddo boia.