Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

giovedì 16 febbraio 2012

Giovedì grasso di Olindo Guerrini

Jean Gabriel Domergue♠Carnevale di Venezia*1925
I.
Quando il giorno apparì, livido, lento,
tra la nebbia del ciel rannuvolato,
l’ultimo lume per le vie fu spento
e l’ultimo cancan fu galoppato.
Le mascherine allor, col sonnolento
passo e col volto dalla veglia enfiato,
luride di sudor, gialle di stento,
usciron barcollando e senza fiato.
Pierrot, disfatto che mettea spavento,
mezzo briaco e mezzo addormentato,
il ritratto parea del pentimento
e Colombina intanto a lui da lato,
balbettando dicea: «Bada… mi sento…»
E con la testa al muro ha vomitato.
II.
Sotto i cenci di seta entrava il vento
che le carni mordea freddo, spietato,
e la lordura che cadea dal mento
colava a fiotti dentro il sen slacciato.
Il povero Pierrot tutto sgomento,
tossendo le chiedea: «Che cosa è stato?»
e guardava sorpreso il pavimento
dalla compagna sua contaminato.
Poi quando quell’orror fu terminato,
la mascherina si frugò un momento
in sen col fazzoletto ricamato:
indi, ripreso un poco il sentimento,
ruppe in un riso stridulo, ammalato
e sparì urlando: «Ah, che divertimento!»
(noto anche come Lorenzo Stecchetti)

2 commenti:

Rose ha detto...

Uno "sballo" ante litteram.

Buon giovedì grasso. Sono alle prese con dolci di tutti i tipi e ahi ahi, non so dire di no!

A tutti un abbraccio pieno di coriandoli.

Francesca Vicedomini ha detto...

Mangiane uno anche per me, magari strasbordante di crema mhhhh!