Leslie Thrasher |
e ti spezzerò le ali,
e romperò la tua voce asmatica d’orologio!
Chiama pure alla riscossa lo spazio,
vecchio avoltoio podagroso
che lascia dietro di sè come striscia di bava
il bianco nastro delle strade e i grandi archi
dell’orizzonte, simili a immense lumache
arrotondate!...
Tempo! Spazio! Sole divinità padrone del mondo!
Io mi ribello contro di voi!
Spazio! Tu mi mettesti intorno al collo,
come una cavezza,
questo mutevole orizzonte
irto di monti, di piani e di città capellute!...
Tu mi lasciasti, sola libertà,
la distanza che separa la mia gola palpitante
dal cerchio chiuso dell’orizzonte....
Ora io t’impongo – comprendi? – d’allargarlo
di più, sempre di più, finchè si schianti!
E tu, esecrabile Tempo, farai altrettanto!
Tu devi, ti piaccia, allentare
la strangolante e sinistra cavezza dell’ora....
dell’ora che segue quella che viviamo
e che da ogni parte la stringe
per dominarla meglio e per soffocarla
uccidendo la mia azione!
Tempo! Spazio! Che direste
se bruscamente attraversassi, in dieci secondi,
l’intervallo che mi divide
da questo rotondo orizzonte
che, secondo i vostri calcoli,
m’aspetta soltanto fra un’ora?...
Ah! ah! ridete giallo, e sentite tremare
sotto i vostri piedi geometrici i piedestalli
della vostra potenza millenaria!
E’ perchè – cordialmente ve lo confesso –
il mio motore ha talvolta delle velocità stupefacenti.
Voi sapete, d’altronde, che tutti i chilometri
non sono lunghi ugualmente....
Alcuni sono di trecento, ed altri d’ottocento metri....
E vi sono delle ore che si slanciano
mentre altre s’addormentano....
Tutto ciò manca d’ordine e di precisione!...
Sappiate che uno spirito forte come il mio
può dare a un’ora l’ampiezza di una settimana,
o serrarla nel suo pugno duro,
come un limone
da cui colerà soltanto il sugo
d’un minuscolo quarto d’ora!...
A forza di desideri e d’attese guardinghe,
conobbi le segrete serrature
che chiudono i collari dell’orizzonte e dell’ora.
Ed ecco: adesso batto la testa
nei quattro cantoni di questi quattro quarti d’ora
che m’imprigionano!
Ma tutt’intorno c’è una cornice assai più grande,
e assai più elastica....
E’ la giornata solare.
Poi, più ampia, la mutevole stagione,
fragile, infinitamente allungabile....
guardate! La mia tenace volontà
e la mia sensibilità,
collaborando coll’elica
fanno della velocità una cosa assoluta!...
Spazio, io ti costringo, volando,
a mettermi intorno al collo, incessantemente,
senza riposo, ad ogni istante
un sempre nuovo orizzonte!...
Carezze sempre diverse e sempre più cupe!...
Non è la Via Lattea,
che m’abbellisce, in questo momento,
una fulgida collana di perle
che potrebbe inebbriare
il collo della mia amica?
Suvvia! Fa presto! In quale orizzonte
stai dunque per rinchiudermi!...
Tempo! Spazio! Sarete sorpassati per forza!
Spazio! tu perderai, ogni volta,
un po’ del tempo, tuo amico....
La mia cavezza è almeno cento volte più larga
di quella che lega quel treno sorpassato!
Fra un’ora tu dovrai allungare la mia
all’infinito!...
Meglio varrebbe abbandonarla subito!...
Ecco! E’ già fatto!
Al diavolo il Tempo e lo Spazio!
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(L'aereoplano del Papa*1914)