Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

martedì 22 aprile 2014

Cori descrittivi di stati d'animo di Didone (dall'I al IX) di Giuseppe Ungaretti

John William Godward
I.
Dileguandosi l'ombra,

In lontananza d'anni,

Quando non laceravano gli affanni,

L'allora, odi, puerile
Petto ergersi bramato
E l'occhio tuo allarmato
Fuoco incauto svelare dell'Aprile
Da un'odorosa gota.

Scherno, spettro solerte
Che rendi il tempo inerte
E lungamente la sua furia nota:

Il cuore roso, sgombra!

Ma potrà, mute lotte
Sopite, dileguarsi da età, notte?

Il.
La sera si prolunga
Per un sospeso fuoco
E un fremito nell'erbe a poco a poco
Pare infinito a sorte ricongiunga.

Lunare allora inavvertita nacque
Eco, e si fuse al brivido dell'acque.
Non so chi fu più vivo,
Il sussurrio sino all'ebbro rivo
O l'attenta che tenera si tacque.

III
Ora il vento s'è fatto silenzioso
E silenzioso il mare;
Tutto tace; ma grido
Il grido, sola, del mio cuore ,
Grido d'amore, grido di vergogna
Del mio cuore che brucia
Da quando ti mirai e m'hai guardata
E più non sono che un oggetto debole.

Grido e brucia il mio cuore senza pace
Da quando più non sono
Se non cosa in rovina e abbandonata.

IV
Solo ho nell'anima coperti schianti,
Equatori selvosi, su paduli
Brumali grumi di vapori dove
Delira il desiderio,
Nel sonno, di non essere mai nati.

V
Non divezzati ancora, ma pupilli
Cui troppo in fretta crescano impazienze,
L'ansia ci trasportava lungo il sonno
Verso quale altro altrove?
Si colorì e l'aroma prese a spargere
Così quella primizia
Che, per tenere astuzie
Schiudendosi sorpresa nella luce,
Offrì solo la vera succulenza
Più tardi, già accaniti noi alle veglie.

VI
Tutti gli inganni suoi perso ha il mistero,
A vita lunga solita corona,
E, in se stesso mutato,
Concede il fiele dei rimorsi a gocce.

VII.
Nella tenebra, muta
Cammini in campi vuoti d'ogni grano:
Altero al lato tuo più niuno aspetti.

VIII.
Viene dal mio al tuo viso il tuo segreto;
Replica il mio le care tue fattezze;
Nulla contengono di più i nostri occhi
E, disperato, il nostro amore effimero
Eterno freme in vele d'un indugio.

IX
Non più m'attraggono i paesaggi erranti
Del mare, nè dell'alba il lacerante
Pallore sopra queste o quelle foglie;
Nemmeno più contrasto col macigno,
Antica notte che sugli occhi porto.

Le immagini a che prò
Per me dimenticata?
.................................................
LA TERRA PROMESSA

4 commenti:

Rose ha detto...

Be' dopo una poesia così sofferta come non provare solidarietà per la Fenissa Dido?

Usa le rime, qui, Giuseppe... ma quanto era bravo!

Buonaotte!

Francesca Vicedomini ha detto...

Molto molto affascinante..arriva la seconda parte, non era giusto interrompere...

Rose ha detto...

Una delle cose più belle che abbia letto: è difficile staccarsene. Grazie.

buonaotte ai passanti del blog... fatevi sentire, ogni tanto: qui si sta bene!

Francesca Vicedomini ha detto...

Troppo bella, grazie a chi l'ha saputa apprezzare!