Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

mercoledì 23 aprile 2014

Cori descrittivi di stati d'animo di Didone dal X al XIX di Giuseppe Ungaretti

John William Godward
X
Non odi del platano,
Foglia non odi a un tratto scricchiolare
Che cade lungo il fiume sulle selci?

Il mio declino abbellirò, stasera;
A foglie secche si vedrà congiunto
Un bagliore roseo.

XI
E senza darsi quiete
Poiché lo spazio loro fuga d’una
Nuvola offriva ai nostri intimi fuochi,
Covandosi a vicenda
Le ingenue anime nostre
Gemelle si svegliarono, già in corsa

XII
A bufera s’è aperto, al buio, un porto
Che dissero sicuro.

Fu golfo constellato
E pareva immutabile il suo cielo;
Ma ora, com’è mutato!

XIII
Sceso dall’incantevole sua cuspide,
Se ancora sorgere dovesse
Il suo amore, impassibile farebbe
Numerare le innumere sue spine
Spargendosi nelle ore, nei minuti.

XIV
Per patirne la luce,
Gli sguardi tuoi, che si accigliavano
Smarriti ai cupidi, agl’intrepidi
Suoi occhi che a te non si soffermerebbero
Mai più, ormai mai più.

Per patirne l’estraneo, il folle
Orgoglio che tuttora adori,
Ai tuoi torti con vana implorazione
La sorte imputerebbero
Gli ormai tuoi occhi opachi, secchi;
Ma grazia alcuna più non troverebbero,
Nemmeno da sprizzarne un solo raggio,
Od una sola lacrima,
Gli occhi tuoi opachi, secchi,

Opachi, senza raggi.

XV
Non vedresti che torti tuoi, deserta,
Senza più un fumo che alla soglia avvii
Del sonno, sommessamente.

XVI
Non sfocerebbero ombre da verdure
Come nel tempo ch’eri agguato roseo
E tornava a distendersi la notte
Con i sospiri di sfumare in prato,
E a prime dorature ti sfrangiavi,
Incerte, furtiva, in dormiveglia.

XVII
Trarresti dal crepuscolo
Un’ala interminabile.

Con le sue piume più fugaci
A distratte strie ombreggiando,
Senza fine la sabbia
Forse ravviveresti.

XVIII
Lasciò i campi alle spighe l’ira avversi,
E la città, poco più tardi,
Anche le sue macerie perse.

Àrdee errare cineree solo vedo
Tra paludi e cespugli,
Terrorizzate urlanti presso i nidi
E gli escrementi dei voraci figli
Anche se appaia solo una cornacchia.

Per fetori s’estende
La fama che ti resta,
Ed altro segno più di te non mostri
Se non le paralitiche
Forme della viltà
Se ai tuoi sgradevoli gridi ti guardo.

XIX
Deposto hai la superbia negli orrori,
Nei desolati errori.
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LA TERRA PROMESSA

2 commenti:

Rose ha detto...

Il commento (per quel che vale) l'avevo scritto sotto la prima parte, perché l'avevo riletta e poi non sono tornata sulla seconda! Ritorno stasera. :)

Francesca Vicedomini ha detto...

Nessun problema...