Sigismund Ivanowski*1905 |
Il roseto respira leggero
accanto alla finestra degli addii.
Ignora, da innocente, il tradimento.
È in vendita la casa.
Non si trasportano altrove radici.
Nemmeno, forse, l'anima.
Nove boccioli nuovi si preparano
rossi, per il nuovo padrone.
II
Nell'ultima notte della casa
il tronco dell'abete è puro argento.
Eppure non c'è luna, non c'è luna.
Di forza interna le scaglie scintillano.
Anche il Soratte sembra puro argento.
Fra gli ultimi gigli e le fiorenti ortiche,
io sola opaca, fiore mancato,
fantasma con valigie.
III
Mi avveniva di accendere il camino
pensando a lei nel freddo della tomba.
Anche le stelle mi sembra di accendere
perchè ovunque si trovi la rischiarino.
E ogni giorno lei mi contraccambia
piccolissimi doni
Il pettirosso giunto questa notte
porta messaggi in codice
IV
Anomali vascelli queste nuvole
Senz'ancora nè ciurma.
Esagera il poeta le metafore.
Sa che portano altrove.
La rosa ha cento palpebre, sappiamo.
Dopo Rilke è difficile dirlo.
Ma non sapevo che per tante palpebre
centuplicato risultasse il pianto.
V
Caronte pesa l'anima dei morti
e anch'io ne so il peso:
quello che curva questa notte i tralci
dell'ibisco piantato da lei.
Io le avevo promesso, come Enea,
di rifondare la casa perduta.
Meglio affidare i penati e le ceneri
alla pietà del vento.
(La stella del libero arbitrio)
2 commenti:
Tra endecasillabi e settenari... mi è piaciuta davvero tanto.
Non oso pensare a quanti gradi ci siano... mi godo qualche passaggio di vento.
Buonanotte.
E' una scoperta recente per me M.L. Spaziani, ma devo dire molto coinvolgente....Buon caldo...
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