Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

giovedì 7 giugno 2012

Rosa fresca aulentissima di Cielo D'Alcamo

John Everett Millais♥Lorenzo e Isabella♥1849
   «Rosa fresca aulentissima,
     C’appari in ver la state,
     Le donne ti disiano,
     Pulzelle e maritate:
     Traemi d’este focora,
     Se t’este a bolontate;
     Perchè non aio abentu notte e dia
     Pensando pur di voi, Madonna mia.»
«Se di meve trabágliti,
     Follia lo ti fa fare.
     Lo mar potresti arrompere
     Avanti e asemenare,
     L’abere d’esto secolo
     Tutto quanto assembrare:
     Avere me non potería esto monno:
     Avanti li cavelli m’aritonno.»
     «Se li cavelli artonniti
     Avanti foss’ io morto;
     Ca i’ sì mi perderia
     Lo solazzo e diporto.
      Quando ci passo e veioti,
     Rosa fresca de l’orto,
     Bono conforto donimi tutt’ore;
     Poniamo che s’aiunga il nostro amore.»
     «Ch’el nostro amore aiungasi
     Non boglio m’attalenti.
     Se ci ti trova patremo
     Cogli altri miei parenti,
     Guarda non t’aricolgano
     Questi forti corenti.
     Como ti seppe bona la venuta,
     Consiglio che ti guardi a la partuta.»
     «Se i tuoi parenti trovanmi,
     E che mi pozon fari?
     Una difesa mettoci
     Di dumilia agostari;
     Non mi tocarà patreto
     Per quanto avere ha’ in Bari.
     Viva lo ’mperadore, graz’a Deo
     Intendi, bella, questo ti dico eo.»
     «Tu me non lasci vivere
     Nè sera nè matino:
     Donna mi son di perperi,
     D’auro massa amotino.
     Se tanto aver donassimi
     Quanto a lo Saladino,
     E per aiunta quant’a lo Soldano,
     Tocare me non poteria la mano.»
    « Molte sono le femine
     Ch’anno dura la testa,
     E l’uomo con parabole
     Le dimina e ammodesta;
     Tanto intorno percacciale
     Finchè l’a in sua podesta.
     Femina d’omo non si può tenere:
     Guardati, bella, pur di ripentere.»
     «Ch’eo me ne pentesse?
     Davanti foss’io ancisa,
     Ch’a nulla bona femina
     Per me fosse riprisa.
     Er sera ci passasti,
     Correnno alla distisa:
     A questi ti riposa, canzoneri:
     Le tue parole a me non piaccion gueri. 
     «Quante sono le sciantora
     Che m’ai mise allo core!
     E solo pur pensandoci
     La dia quanno vo fore!
     Femina d’esto secolo
      Non amai tanto ancore
     Quant’amo te, rosa invidiata;
     Ben credo che mi fosti distinata.»
     «Se distinata fosseti,
     Caderia dell’altezze;
     Chè male messe forano
     In te le mie bellezze.
     Se tutto adivenissemi,
     Tagliaràmi le trezze,
     E con suore m’arrenno a una magione
     Avanti che m’artocchin le persone.»
 
     «Se tu con suore arrenditi,
     Donna col vise aero,
     Allo mostero vennoci
     E rennomi con freri.
     Per tanta prova vencerti
     Faràlo volontieri:
     Con teco stao la sera e lo maitino:
     Besogne ch’io ti tenga al meo dimino.»
   «Oimè, tapina misera,
     Com’ao reo destinato!
     Geso Cristo l’altissimo
     Del toto m’è airato,
     Concepistimi a abattere
     Un omo blestiemato.
     Cierca la terra, ch’este granne assai,
     Chiù bella donna di me troverai.»
     «Ciercat’aio Calabria,
     Toscana e Lombardia,
     Puglia, Constantinopoli,
       Gienoa, Pisa, Sorìa,
     La Magna e Babilonia,
     E tutta Barberìa:
     Donna non trovai tanto cortese,
     Per dea sovrana di mene te presi.»
     «Poi tanto trabagliastiti
     Fàcioti meo pregheri:
     Che tu vadi, adomandimi
     A mia mare e a mon peri,
     Se dare mi ti degnano
     Menami allo mosteri,
     E sposami davanti dala iente,
     E poi faro lo tuo comannamente.»

3 commenti:

Francesca Vicedomini ha detto...

Chissà se poi ha funzionato....

Gianrico Gualtieri ha detto...

Ne dubito fortemente.

Rose ha detto...

Sdegnosa assai, la carusa. Povero Cielo, cotto come una pera.