Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

martedì 28 giugno 2011

Nella macchia di Giovanni Pascoli

George Inness/Summer/1891
Errai nell'oblio della valle
tra ciuffi di stipe fiorite,
tra quercie rigonfie di galle;
errai nella macchia più sola,
per dove tra foglie marcite
spuntava l'azzurra vïola;
errai per i botri solinghi:
la cincia vedeva dai pini:
sbuffava i suoi piccoli ringhi
argentini.
Io siedo invisibile e solo
tra monti e foreste: la sera
non freme d'un grido, d'un volo.
Io siedo invisibile e fosco;
ma un cantico di capinera
si leva dal tacito bosco.
E il cantico all'ombre segrete
per dove invisibile io siedo,
con voce di flauto ripete,
Io ti vedo!
(In campagna/Myricae)

2 commenti:

Rose ha detto...

Oggi ho letto "macchina" invece di "macchia" (comunque meglio del lapsus di ieri!), ma il paesaggio mi ha subito reinstradata.
Varietà di stipe e significato di bótro.
E qui quello che Giovanni ascolta credendo di non essere visto.

Buon martedillo a tutti.

Francesca Vicedomini ha detto...

Rose, se posso dirtelo..sei impagabile!!!
Buon mercoledì