corte con fuochi di salette accese,
camere e letta d'ogni bello arnese,
lenzuoi de seta e copertoi di vaio,
treggea, confetti e mescere a razzaio,
vestiti di doagio e di rascese;
e'n questo modo stare a le difese,
muova scirocco, garbino e rovaio;
uscir di fuor alcuna volta il giorno,
gittando della neve bella e bianca
a le donzelle che saran d'attorno;
e, quando fosse la compagna stanca,
a questa corte facciasi ritorno,
e si riposi la brigata franca.
(Sonetti dei mesi)
3 commenti:
Che sorpresa! anche nel '300 si giocava a palle di neve!
Una volta, all'uscita del liceo, il più bello della scuola con altri suoi compagni aspettò me e le mie amiche finché fummo sotto il loro tiro, e ci sommersero di palle di neve. Poi lui in persona mi trascinò vicino a un muro e mi cacciò manate di neve nel collo mentre cercavo di difendermi e gli urlavo cretino cretino (ma in realtà ero due spanne da terra: quanto siamo stupide noi donne certe volte).
Che fosse un discendente di Folgore?
Buona giornata! Fa freddo, eh!
Rose com'è finita? Fu una delusione? Di solito coi belli....
Io ero terribile, unica femmina in mezzo a molti maschi, mi sapevo difendere bene, ho le gambette corte ma se non riuscivo a inseguire aspettavo al varco e mi potevo vendicare anche molto tempo dopo. Un soffio sulla pistola e via....
Non ci fu nessuna conseguenza: a me piaceva un altro, e conoscevo il bellone solo di nome. Non ho mai capito perché quel giorno mi avesse presa di mira.
In quanto a vendetta, comunque, anch'io faccio egregiamente la mia parte! ;)
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