Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

domenica 22 gennaio 2012

Un fanale di Vincenzo Cardarelli

Hans Baluschek*Großstatdt*1929
In una sera d'inverno
vidi un fanale a Monte Savello,
lucente nella nebbia.
Era un impensato autobus.
Era, quel lume, una grande promessa
per una città di sbandati,
urlante i suoi affanni,
martirizzata dall'nfame guerra.
Era il futuro che rifioriva
in milioni di esseri
attorno a me disperato, concluso.
Ed io solingo andavo,
dicendo a me stesso:
Il giorno corre alla sera
come la vita alla morte.
Ora è vicino il tramonto.
E tu potrai rifugiarti
in quella notte in cui non segue l'alba.
(Poesie aggiunte)

4 commenti:

Francesca Vicedomini ha detto...

Sono dispiaciuta Veronica, anche se la tristezza è comunque parte di noi.Ed essere tristi è un momento come un altro..

Gianrico Gualtieri ha detto...

Particolarmente graditi Veronica, alla fine di una giornata in linea con la poesia in questione... Ricambio, un caro saluto a te e a tutti, G.

Rose ha detto...

Un fanale come una promessa, come l'indicazione per l'uscita dal tunnel.

È vero che gennaio ha il suo respiro, come dicono gli alberi a Veronica.
Anche la luce è meno timida e più duratura, e nei giorni freddi i tramonti sono uno più bello dell'altro.

Un bacio a tutti.

Buona settimana: di gennaio, l'ultima.

Francesca Vicedomini ha detto...

Veronica, probabilmente non l'hai visto, ma il giorno del tuo compleanno o quello dopo, tutti i tuoi amici del blog (le anime belle, come li chiami tu) ti hanno fatto gli auguri!
Col cuore. Un bacio.