Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

lunedì 26 marzo 2012

La vita silenziosa di Andrea Zanzotto

Eric Harald Macbeth Robertson│Spring│1913
a M.
I
Sediamo insieme ancora
tra colli, nella domestica selva.
Tenere fronde dalle tempie scostiamo,
soli e cardi e vivaci prati scosto
da te, amica. O erbe che salite
verso il buio duraturo, verso
qui omnia vincit.
E venti estinguono e rinnovano
a ogni volgere d'ore e d'acque
le anime nostre.
Ma noi sediamo intenti
sempre a una muta fedele difesa.
Tenera sarà la mia voce e dimessa
ma non vile,
raggiante nella gola
-che mai l'ombra dovrebbe toccare-
raggiante sarà la tua voce
di sposalizio, di domenica.
Non saremo potenti, non lodati,
accosteremo i capelli e le fronti
a vivere
foglie, nuvole, nevi.
Altri vedrà e conoscerà: la forza
d'altri cieli, di pingui
reintegratrici
atmosfere, d'ebbri paradossi,
altri moverà storia
a sorte. A noi
le madri nella cucina fuochi
poveri vegliano, dolce
legna in cortili cui già cinge il nulla
colgono. Poco latte
ci nutrirà finchè
stolti amorosi inutili
la vecchiezza ci toglierà, che nel prossimo
campo le mal fiorite aiole
prepara e del cuore
i battiti incerti, la pena
e l'irreversibile stasi.
II
Ma tu conoscerai del mio sorriso
l'implorazione ferma
nei millenni come una ferita,
io del tuo l'alba ad ogni alba.
Germoglio lieve ti conoscerò:
quanto aprirai, quanto ci appagherai
di lievi avvenimenti.
Droghe innocue, bufere di marzo;
orti d'iridi e cera, sinecure
per menti e mani molli d'allergie;
letture su pulviscolo d'estati,
letture su piogge, tra spine infinite di piogge.
Talvolta Urania il vero
come armato frutto ci spezzerà davanti:
massimi cieli,
voli che la notte
solstiziale riattizza,
gemme di remotissimi
odi e amori, d'idrogeno
sfolgorante fatica:
deposti qui nell'acqua di un pianeta
per profili di colchici e libellule.
Forse alzerò fino a te le mie ciglia
fino a te la mia bocca cui l'attesa
alterò dire, esistere.
E anche nella terra,
domani, l'ultimo mio indizio
inazzurrirà di stellari entusiasmi,
di veloci convulse speranze.
Avremo lontananze capovolte
specchi che resero immagini rubate
fiori usciti da mura ad adorarti.
Saremo un solo affanno un solo oblio.
(ECLOGA II│IX ECLOGHE))

2 commenti:

Rose ha detto...

Vi sono immagini molto belle e intense.

Grazie. Buona settimana.

Francesca Vicedomini ha detto...

Buona serata Rose!