Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

lunedì 30 gennaio 2012

Quel che dice l'uomo di pena è sempre fuori luogo di Paul Éluard

Rita Angus*Self-portrait*1937
Un inverno tutto rami duro come un cadavere
Un uomo su una panca in una via che fugge la folla
E che la solitudine colma
Largo all'insulso apparecchio della disperazione
Ai suoi specchi di piombo
Ai suoi bagni di sassi
Alle sue statue stagnanti
Largo all'oblio del bene
Ai laceri ricordi della verità
Luce nera vecchio incendio
Ai capelli perduti in un labirinto
Un uomo che si è sbagliato di piano di porta di chiave
Per saper meglio per amare meglio
Il paesaggio dove comincia
A che ora
Dove dunque finisce la donna
La sera si posa sopra la città
La sera raggiunge iil viandante nel suo letto
Il viandante nudo
Meno ghiotto di un vergine seno
Che dell'informe stella nutriente la notte
Ci sono demolizioni più tristi di un soldo
Indescrivibili eppure il sole ne evade cantando
Mentre il cielo danza e fa il suo miele
Ci sono muti deserti dove l'idillio fiorisce
Dove lo stucco che si disfa
Culla ombre congiunte
Fuoco ribelle fuoco di vene
Sotto l'onda unita dalle labbra
Su le mani ecco gli occhi
Assalite la vista.
Dietro i palazzi dietro le macerie
Dietro camini e cisterne
Di fronte all'uomo
Sulla spianata che svolge un mantello di polvere
Strascico di febbre
É l'invasione delle belle giornate
Una piantagione di spade turchine
Sotto palpebre schiuse nella folla di foglie
É la raccolta grave del piacere
Il fior di lino spezza le maschere
I volti son lavati
Dal colore che sa la distesa
I dì chiari del passato
Leoni in verghe aquile d'acqua pura
Tuono d'orgoglio che gonfia le ore
Del sangue dell'albe in catene
Proprio traverso il cielo
Col loro diadema contratto sulla massa di un unico specchio
Di un unico cuore
Ma più grave ora profondamente fra le vie abolite
Questo canto che la notte occupa
Questo canto che fa il sordo il cieco
Che dà il braccio a fantasmi
Questo amore negatore
Che si dibatte tra gli affanni
Con ben temprate lacrime
Questo sogno lacerato disarmato distorto ridicolo
Questa armonia incolta
Quest'orda che mendìca
Perchè oro soltanto ha volutro
Per tutta la sua vita intatta
E la perfezione dell'amore.
♣♣♣♣♣♣♣
CE QUE DIT L'HOMME DE PEINE EST TOUJOURS HORS DE PROPOS
Un hiver tout en branches et dur comme un cadavre
Un homme sur un banc dans une rue qui fuit la foule
Et que la solitude comble
Place à l'appareil banal du désespoir
A ses miroirs de plomb
A ses bains de cailloux
A ses statues croupissantes
Place à l'oubli du bien
Aux souvenirs en loques de la vérité
Lumière noire vieil incendie
Aux cheveux perdus dans un labyrinthe
Un homme qui s'est trompé d'étage de porte de clé
Pour mieux connaître pour mieux aimer
Où commence le paysage
A quelle heure
Où donc se termine la femme
Le soir se pose sur la ville
Le soir rejoint le promeneur dans son lit
Le promeneur nu
Moins gourmand d'un sein vierge
Que de l'étoile informe qui nourrit la nuit
Il y a des démolitions plus tristes qu'un sou
Indescriptibles et pourtant le soleil s'en évade en chantant
Pendant que le ciel danse et fait son miel 
Il y a des murs déserts où l'idylle fleurit
Où le plâtre qui se découd
Berce des ombres confondues
Un feu rebelle un feu de veines
Sous la vague unique des lèvres
Prenez les mains voyez les yeux
Prenez d'assaut la vue
Derrière les palais derrière les décombres
Derrière les cheminées et les citernes
Devant l'homme
Sur l'esplanade qui déroule un manteau de poussière
Traîne de fièvre
C'est l'invasion des beaux jours
Une plantation d'épées bleues
Sous des paupières écloses dans la foule des feuilles
C'est la récolte grave du plaisir
La fleur de lin brise les masques
Les visages sont lavés
Par la couleur qui connaît l'étendue
Les jours clairs du passé
Leurs lions en barre et leurs aigles d'eau pure
Leur tonnerre d'orgueil gonflant les heures
Du sang des aubes enchaînées
Tout au travers du ciel
Leur diadème crispé sur la masse d'un seul miroir
D'un seul cœur
Mais plus bas maintenant profondément parmi les routes
abolies
Ce chant qui tient la nuit
Ce chant qui fait le sourd l'aveugle
Qui donne le bras à des fantômes
Cet amour négateur
Qui se débat dans les soucis
Avec des larmes bien trempées
Ce rêve déchiré désemparé tordu ridicule
Cette harmonie en friche
Cette peuplade qui mendie
Parce qu'elle n'a voulu que de l'or
Toute sa vie intacte
Et la perfection de l'amour
(La rose publique)
1934

5 commenti:

Rose ha detto...

Il mondo è indifferente alla pena... Éluard non è il solo a crederlo.

Comincia la settimana più fredda da 27 anni (dicono).

Francesca Vicedomini ha detto...

..gennaio 85...mi si ruppe la tettoia di vetro esterna alle 3 del mattino da quanta neve c'era.
Senza acqua nei rubinetti gelati e via discorrendo. Brrr che freddo, buona settimana.

Rose ha detto...

Chissà che spavento, quella notte! :S

A loro, invece, è andata bene.

Buona settimana.

Rose ha detto...

Il link.

Francesca Vicedomini ha detto...

Non farmici pensare Rose ai questi poveri animali col freddo...
Bè quella notte a noi andò bene, pensa se succedeva di giorno, sotto la tettoia poteva esserci chiunque!