Or che il cucco forse è vicino,
mentre i peschi mettono il fiore,
cammino, e mi pende all'uncino
la spada dell'agricoltore.
Il pennato porto, ché odo
già la prima voce del cucco...
cu... cu... io rispondo a suo modo:
mi dice ch'io cucchi, e sì, cucco.
Sì, ti cucco, vite, ché sento
già nel sole stridere l'api:
ti taglio ogni vecchio sarmento,
ti lascio tre occhi e due capi.
O che piangi, vite gentile,
perché al vento stai nuda nata?
Se anch'io tra i fioretti d'aprile
sembravo una vite tagliata!
Piangi quello che ti si toglie?
Ma ti cucco, taglio ed accollo,
perché, quando cadon le foglie,
tu abbia un tuo qualche grispollo!
O mia vite... no, o mia vita,
così torta meglio riscoppi!
E poi... com'è buono, alle dita,
l'odore di gemme di pioppi!
E parlare, ritto su loro,
col venuto di là dal mare,
chiedendogli, in mezzo al lavoro,
quant'anni si deve campare!
(Canti di Castelvecchio)
6 commenti:
Togliere qualcosa perché qualcosa nasca.
Pascoli contadino che cura una vite, e potandola si sente di confortarla per quello che le sta tagliando via.
Frescolino, oggi. Buon... middle week? ;)
Frescolino davvero, il giusto per aprile direi, era prima che era troppo caldo.
Buon pomeriggio del giovedì mia cara.
Oh che piangi vite gentile
se anche io tra i fioretti d'aprile
sembravo una vite tagliata
( cercate di capirmi fiori d'aprile tra la vostra spontaneità anche solo il mio occhio che vi guarda sfigura)
-
(sta male, semplicemente)
...ti lascio tre occhi e due capi...
L'albero é umano, e l'umano é albero.
Pascoli é come Buddha, illuminato e fuso nella bellezza della natura. Quanta delicatezza nelle sue parole! ah! che meraviglia!
ciao
Buon inizio di w.e. e grazie ragazze!
Posta un commento