Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

giovedì 17 novembre 2011

Ti ho sempre soltanto veduta di Cesare Pavese

Olga Lehmann
Ti ho sempre soltanto veduta,
senza parlarti mai,
nei tuoi istanti più belli.
Ma ho l’anima ormai tanto tesa,
schiantata dalla tua figura,
che non trovo più pace
al suo brivido atroce.
E non posso parlarti,
nemmeno avvicinarmi,
ché cadrebbero tutti i miei sogni.
Oh se tale è il tremore orribile
che ho nell’anima questa notte,
e non ti conoscerò mai,
che cosa diverrebbe il mio povero cuore
sotto l’urto del sangue,
alla sublimità di te?
Se ora mi par di morire,
che vertigine folle,
che palpiti moribondi,
che urli di voluttà e di languore
mi darebbe la tua realtà?
Ma io non posso parlarti,
e nemmeno avvicinarmi:
nei tuoi istanti più belli
ti ho sempre soltanto veduta,
sempre soltanto sognata.

2 commenti:

Rose ha detto...

A chi non è accaduto? Timidezza e idealizzazione che bloccano l'azione ma sono fonti di ispirazione per scrivere poesie. In genere molto meno belle di questa di Pavese. :)

Buona serata!

Francesca Vicedomini ha detto...

Lasciar fuggire l'attimo val bene una poesia ma ti rimangono i rimpianti...