Fechin |
dalla dura fatica solitaria
di estrar la luce calda di una donna
che non scorresse via piangendo
agghiacciandomi piedi mani e cuore
da tutto questo fango acquoso intorno
fervente sfortunato inetto
mentre un seno rideva perfetto
e dalla bruna fragola del capezzolo
toglievo l'ultimo sbrocco
l'altro restava brutto e cieco
come una piccola noce di cocco
gloriosamente nuda era una gamba
ma l'altra era ammorsata
in un'atroce gonna
di stracci da lanterne ferroviarie
gli occhi erano due pure acquemarine
ma la lepre barbaramente uccisa
da me col calcio del fucile
si vendicava sopra la sua bocca
tetragona all'orrore dei miei baci
a farmi buio deluso nel sangue
dai vetri d'inverno filato
col mio volto di pesce asciugato
annunciata dai galli
di nausea dei fanali
ti aspetto come un'alba sporca o nebbia.
(Pellegrino d'amore)
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