Antonio Lopez Garcia/Al cimitero/1959 Suonano a festa: olezzan di viole
le morte zolle e si allegra la terra;
cantando augelli, sfogliansi le aiuole...
Taccioni i morti e dormono sotterra.
Inverno riede; Autunno, come suole,
l'ultime gemme de' fiori disserra,
ronzano insetti e volteggiano al sole...
Taccioni i morti e dormono sotterra.
Dormono stesi, immobili, stecchiti
nell'umido, che stilla entro la fossa,
col lenzuol roso e co' stinchi imbianchiti.
O padre mio, una voce mi dice
e mi suona nell'anima commossa
che tu sei morto e non fosti felice!
Che felice non fosti! È questo ingrato
Rimembrar che la mia vita addolora,
È il rimembrar che de’ tuoi cari il fato
Non allietò la tua fredda dimora;
Ma dimmi, per le lacrime, che dato
Mi fia versar su la tua fossa ancora,
D’un’altra vita, in forme altri rinato,
Vedesti o vedi una più lieta aurora?
Dimmi: pel duolo ond’è l’anima oppressa
Per il negro avvenir, che m’impaura,
È una mercede alla virtú concessa?
Ma tutto è muto! - Il sol dall’alto sferra
Gli ultimi raggi, e sorride natura...
Tacciono i morti e dormono sotterra.
le morte zolle e si allegra la terra;
cantando augelli, sfogliansi le aiuole...
Taccioni i morti e dormono sotterra.
Inverno riede; Autunno, come suole,
l'ultime gemme de' fiori disserra,
ronzano insetti e volteggiano al sole...
Taccioni i morti e dormono sotterra.
Dormono stesi, immobili, stecchiti
nell'umido, che stilla entro la fossa,
col lenzuol roso e co' stinchi imbianchiti.
O padre mio, una voce mi dice
e mi suona nell'anima commossa
che tu sei morto e non fosti felice!
Che felice non fosti! È questo ingrato
Rimembrar che la mia vita addolora,
È il rimembrar che de’ tuoi cari il fato
Non allietò la tua fredda dimora;
Ma dimmi, per le lacrime, che dato
Mi fia versar su la tua fossa ancora,
D’un’altra vita, in forme altri rinato,
Vedesti o vedi una più lieta aurora?
Dimmi: pel duolo ond’è l’anima oppressa
Per il negro avvenir, che m’impaura,
È una mercede alla virtú concessa?
Ma tutto è muto! - Il sol dall’alto sferra
Gli ultimi raggi, e sorride natura...
Tacciono i morti e dormono sotterra.
(dalla raccolta Disjecta/1879).
3 commenti:
nel giorno dei più
le tese mani a Dio
sembrano gridi, non grida,
accoglili o sommo
nel sonno del non risveglio
e dacci oggi il nostro amore
indietro, con forza e sgomento,
dacci le loro gioie
e gli attimi andati
saranno ricordo ancora
anonimo del XX° secolo
frammenti ritrovati
Un pezzo pervaso di gentile ironia, che non nasconde l'ansia del dubbio - e forse la necessità di conforto - nel finale.
Gli Scapigliati giocano spesso con il tema della morte, e ne scoprono sempre aspetti interessanti.
Oops, mi ero scordata mezza poesia...distrazione o scempiaggine? Ai posteri etc etc...
Grazie dei vostri commenti sempre desiderati. Buona giornata!
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