Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

venerdì 12 novembre 2010

Giorno di Novembre di Rainer Maria Rilke

Rackham Il freddo autunno ha imbavagliato il giorno.
Taccion le sue mille voci festanti;
giù dalla torre della cattedrale
campane a morto, nella nebbia, gemono
Sovra gli umidi tetti si distende
candido, in sonno, un fulgido vapore.
Con le gelide dita il vento batte
entro la gola del camino, a stormo,
gli ultimi accordi d'una marcia funebre.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

come bruma ricopro
pensieri distratti da pallido sole,
mi inquieto arrancando
erte scoscese e respiro
nell'incedere incerto

anonimo del XX° Secolo
frammenti ritrovati

Gujil

Rose ha detto...

Apertura (primo, verso), poi struttura circolare auditiva - (i primi tre versi con le campane a morto) - visiva (i due versi centrali)- auditiva (gli ultimi tre, che richiamano gli stessi suoni di morte delle campane).
Interessante stilisticamente, ma forse meno evocativa di altre di Rilke: ho l'impressione che sia imprigionata da qualche luogo comune.

Francesca Vicedomini ha detto...

Bellissimi Gujil.

Rose,nemmeno io la trovo tra le migliori di Rilke.
Buona domenica a entrambi!