Per anni camminai lungo primavere
più scure del mio sangue.
Ora tornano sul Tamigi
sul Tevere i bambini trafitti dai lunghi gigli
le piccole madri nei loro covi d'acacia
l'ora eterna sulle eterne metropoli
che già si staccano, tremano come navi
pronte all'addio...
Cosa proibita
scura la primavera.
Io vado sotto le nubi, tra ciliegi
così leggeri che già sono quasi assenti.
Che cosa non è quasi assente tranne me,
da così poco morta, fiamma libera?
(E al centro del roveto riavvampano i vivi
nel riso, nello splendore, come tu li ricordi
come tu ancora li implori)
1958
1 commento:
La presenza di lei è terrena e grave. Una concentrazione di pensieri e di stati dell'anima, ancorati lungo le rive del fiume, scuri e intrisi di dolore.
Buon giorno di primavera.
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