Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

giovedì 3 marzo 2011

Il vestito di Arlecchino di Gianni Rodari

Leyendecker Per fare un vestito ad Arlecchino
ci mise una toppa Meneghino,
ne mise un'altra Pulcinella,
una Gianduia, una Brighella.
Pantalone, vecchio pidocchio,
ci mise uno strappo sul ginocchio,
e Stenterello, largo di mano
qualche macchia di vino toscano.
Colombina che lo cucì
fece un vestito stretto così.
Arlecchino lo mise lo stesso
ma ci stava un tantino perplesso.
Disse allora Balanzone,
bolognese dottorone:
"Ti assicuro e te lo giuro
che ti andra' bene il mese venturo
se osserverai la mia ricetta:
un giorno digiuno e l'altro bolletta!".

6 commenti:

Francesca Vicedomini ha detto...

Buon giovedì grasso!
Basta che non ci sia la bora di ieri, con le finestre che ululavano come un branco di lupi, e un freddo terribile.
Credo che sulla costa, a Venezia, le maschere volassero come in Mary Poppins.

Anonimo ha detto...

mi piacerebbe ancora
passeggiare con "Rilke"
e rimirare Duino e Miraramare
ma Andrea s'è perso e non sa tornare...

Gujil

viola ha detto...

Che delizioso ricordo della mia infanzia mi hai regalato.. Buon mese di marzo Francesca:)

Rose ha detto...

Sì, la conosco bene anch'io: semplicemente deliziosa, come del resto tutto di Rodari.
E com'è attinente e tenero il ritratto delle due mascherine sul palco!

Ho letto della bora. Terribile. Anche qui vento sferzante, ma aria di cristallo.

Bon jeudi gras.

Lumi ha detto...

Non ricordo Stenterello, per il resto una poesia molto carina. Rodari sapeva giocare con le parole.

Rose ha detto...

@Adepta Forse non lo ricordi perché è una maschera regionale meno conosciuta.