Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

domenica 14 agosto 2011

Sera di Versilia di Alfonso Gatto

Daniel Garber*Madre e figlio
Come il mare deserto stacca il molo
nel cielo puro del tramonto, solo
resta sul tetto di lamiera un fioco
riverbero del giorno. A poco a poco
appassisce nell’aria anche il clamore
monotono d’un grido e nell’odore
largo del vento e della sera stagna
la pineta già d’ombra, la campagna
deserta nei suoi pascoli, nel raro
lume dell’acque. Ora il silenzio è chiaro.
E la notte verrà con l’incantate
terrazze ai balli forti dell’estate,
al novilunio tenero dell’Alpe.

7 commenti:

CGP CENTRO DI GRAVITA' PERMANENTE/PAROLE IMMAGINI ha detto...

delicata e dolcissima malinconia serale

Rose ha detto...

Sembra che Alfonso Gatto non ami ballare su quelle terrazze ... ;)

Buona domenica!

Gianrico Gualtieri ha detto...

I frammenti cambiano volto e divengono segni dell'impossibilità di un ritorno, segni certi dell'irrevocabile. Sole divelto e luna immemore, scale, odori... il Vomero Port'Alba... il volto di mia madre, la sua figura in un caffettano a fiori e poi alla fine lì, su quel letto, nel calore che ci opprimeva tutti. Anni spesi ad approfondire quello che non esiste più, anni spesi a sperare e ad attendere l'impossibile. I biglietti e le parole, la mia ingenuità, la mia inadeguatezza. L'ultimo tentativo, quello fatale. Da quando mi sono risvegliato non sento neppure più il dolore.
Il tempo e lo spazio sono divenuti incognite di un'equazione che non so risolvere.

Francesca Vicedomini ha detto...

Che piacere risentirti caro. Qualche tuo frammento potrebbe essere mio. Forse le vite si assomigliano.
Grazie anche a Centro di ascolto e la sempre cara Rose!

Preparatevi per il ferragosto. Io (scusate se sono prosaica) ho bisogno di un idraulico, mi si è intasato il lavello di cucina, conoscete qualcuno?

Gianrico Gualtieri ha detto...

Bonjour Francesca... non sono stato molto bene, ma i mali acuti divenendo cronici, rivelandosi come condizione, divengono più sopportabili, pur restando dei mali... una base forse irrinunciabile dell'arte, questa distanza e "cronicità" del male. E della sensibilità per percepirlo.
Bonne journée,

AC

Francesca Vicedomini ha detto...

Gianrico, i miei migliori auguri (E ti prego di credere che non è una frase fatta)per la tua salute. (bello il tuo blog, me lo sto guardando con calma)A presto, un abbraccio.

Gianrico Gualtieri ha detto...

Merci Francesca... credo che l'essenziale sia perduto. Ma grazie.
Un abbraccio,

G.