Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

martedì 8 maggio 2012

San Michele di Giovanni Pascoli

Marianne StokesÆ1925
E non è il giorno, che si muta casa?
l'otto di maggio? E non è questa l'ora
di mezzodì, quando si lascia il carro,
pieno di sedie e trespoli e strapunti,
avanti l'uscio della nuova casa?
C'è uno a guardia che seduto all'ombra
sul limitare, mangia curvo il pane.
Ed oggi, o bimbo, hai fatto San Michele,
hai messi insieme i piccoli fardelli,
le tue cosette, a una a una, tutte?
il tuo carretto è fermo lì, su l'ora
di mezzodì, con sopra la tua vita.
E c'è tua madre lì d'accanto e piange.
Perché mutare? Non assai ridente
d'amore e luce era la tua dimora?
Non c'era il sole? E dove andrai? C'è freddo
nella Certosa, o creatura, e buio!
E non più giochi e non più madre e nulla!
E tu vi andrai? Là tu vorrai deporre
tutta la cara fanciulletta vita?
Come sei stanco, esanime, sbiancato,
per questa poca già di via ch'hai fatta!
E in questa, anche più poca, che t'avanza,
non ora dunque scontrerai chi senta
pietà di te, chi te del peso alleggi,
chi t'alzi su, chi porti tutto in cielo?
Bologna, maggio del 1908.
(Poesie varie)

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Conosco Pascoli e il suo stile, ma questa è speciale. è PROPRIO BELLA.
RAFHAEL LIGUORO.

Rose ha detto...

Sono commossa. Quel bambino che piange era reale allora come adesso e questi tempi sono simili a quelli che lo constringono a lasciare la sua vita e i suoi giochi d'infanzia.

Un riconoscimento speciale, Francesca, per aver trovato una poesia sull'otto maggio.

Un abbraccio. Buona sera martina.

Francesca Vicedomini ha detto...

L'avevo messa da parte, sono contenta che sia stata gradita!