Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

giovedì 27 gennaio 2011

Lettera di Chaim ai genitori

Diego Vera
 Miei cari genitori,
se il cielo fosse carta e tutti i mari del mondo inchiostro, non potrei descrivervi le mie sofferenze e tutto ciò che vedo intorno a me.
Il campo si trova in una radura.
Sin dal mattino ci cacciano al lavoro nella foresta.
I miei piedi sanguinano perché ci hanno portato via le scarpe... tutto il giorno lavoriamo quasi senza mangiare e la notte dormiamo sulla terra (ci hanno portato via anche i nostri mantelli).
Ogni notte soldati ubriachi vengono a picchiarci con bastoni di legno e il mio corpo è pieno di lividi come un pezzo di legno bruciacchiato.
Alle volte ci gettano qualche carota cruda, una barbabietola ed è una vergogna: ci si batte per averne un pezzetto e persino qualche foglia.
L'altro giorno due ragazzi sono scappati, allora ci hanno messo in fila e ogni quinto della fila veniva fucilato... io non ero il quinto, ma so che non uscirò vivo di qui.
Dico addio a tutti, cara mamma, caro papà, mie sorelle e miei fratelli, e piango...
(Lettera scritta in yiddish da un ragazzo di 14 anni nel campo di concentramento di Pustkow-Galizia,uscita dal lager grazie all'aiuto di un contadino. Chaim non è più tornato...)NEVER FORGET!

2 commenti:

Rose ha detto...

Anche Chaim nella nostra Memoria.

Francesca Vicedomini ha detto...

Ci pensi che è successo davvero Rose? Si potrebbe immaginare che succeda adesso a un ragazzino dei nostri tempi di 14 anni?
Buon sabato cara!