Varley |
Quando il gelo era grigio fantasma,
E le scorie d'inverno desolavano
L'occhio morente del giorno.
I rami intrecciati striavano il cielo
Come corde di lire spezzate,
E tutti gli umani all'intorno
Erano presso il loro focolare.
Le linee della terra scheletrita
Sembravano il cadavere del secolo disteso.
Sua cripta sepolcrale la volta nuvolosa,
Il vento suo lagno di morte.
Il palpitare antico del seme e della nascita
S'era rattratto in rigida secchezza,
E ogni spirito sopra la terra
Svuotato di fervore come me.
Ed ecco una voce improvvisa
Scoppiò dagli squallidi rami,
A piena gola, in canto vespertino
Di gioia sconfinata;
Un vecchio tordo, fragile, sparuto, piccolino,
Le piume arruffate dal vento,
In quel modo spendeva la sua anima
Sull'ombra che scendeva.
Così poco incentivo a carole
Di tanto estatica nota
Era scritto sul volto della terra,
Lontano o intorno a lui,
Da farmi pensare vibrasse
In quella sua gioiosa buona-notte
Una lieta speranza, di cui egli sapeva
E io ero ignaro.
6 commenti:
Che gioia! Francesca, grazie.
Ripenserò a questa poesia quando sarò un po' giù.
Buona giornata a te e agli animali che oggi incontrerai.
E' bellissima Francesca. Con la nota di speranza finale
grazie come sempre
buona giornata
Splendida.Quel tordo, pur così malridotto e inconsapevole s'impone allo sguardo, e il suo canto è risalto di un'umile luce sulla faccia silente e desolata dell'inverno.
il commento è mio
Vi ringrazio tutte, Hardy ama gli animali, nell'altra sua poesia NEVE NEI SOBBORGHI dice: "Gli scalini sono un pendio imbiancato:
Lo risale con debole speranza
Un gatto nero, grandi occhi e sparuto;
E noi lo si fa entrare."
Mi piace molto, davvero.
Un buon inizio di week-end a voi.
Bravissimo, Hardy! Evviva i gatti neri e i poeti che se ne prendono cura (e le Francesche che ce lo fanno sapere)!
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