Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

venerdì 21 gennaio 2011

L'or di notte di Giovanni Pascoli

Walter Langley/The Waif/1889 Nelle case, dove ancora
si ragiona coi vicini
presso al fuoco, e già la nuora
porta a nanna i suoi bambini,
uno in collo e due per mano;
pel camino nero il vento,
tra lo scoppiettar dei ciocchi,
porta un suono lungo e lento,
tre, poi cinque, sette tocchi,
da un paese assai lontano:
tre, poi cinque e sette voci,
lente e languide, di gente:
voci dal borgo alle croci,
gente che non ha più niente:
- Fate piano! piano! piano!
Non vogliamo saper nulla:
notte? giorno? verno? state?
Piano, voi, con quella culla!
che non pianga il bimbo... Fate
piano! piano! piano! piano!
Non vogliamo ricordare
vino e grano, monte e piano,
la capanna, il focolare,
mamma, bimbi... Fate piano!
piano! piano! piano! piano!

4 commenti:

Luigi ha detto...

il quadro è un incanto: resterei per ore a contemplarlo; la poesia evoca ricordi sopiti e struggenti
grazie, grazie, grazie...

Rose ha detto...

Piano, piano... è caduta una pizzicata di neve.
Troppo poca per vestire la terra, troppo bagnata per essere bella.
Non è quella vera. Aspettiamo...

Buon fine settimana!

Anonimo ha detto...

Meraviglioso... mi sono imbattuta in questo blog per caso... conosci Emanuel Carnevali? Mi permetto di suggerirtelo... mi piacerebbe vedere a quale opera d'arte associ un suo componimento...

Dom

Francesca Vicedomini ha detto...

Luigi, grazie, complimenti immeritati ma moolto piacevoli per il mio ego. Quando ho visto questo dipinto, ho immediatamente pensato a Pascoli, leggero testimone della vita di gente semplice...
Rose, stai aspettando la terza neve?
Caro Dom, confesso di conoscere poco Carnevali, ma ti accontenterò presto, oggi tocca alla piccola amata Emily.
Buon sabato.